La Via degli Dei: un nome che da solo evoca grandezza, magnificenza, prestigio.
Oggi questo cammino, che prende il nome dalla strada provinciale 59, è uno dei più percorsi d’Italia. Un itinerario che unisce due grandi città: Bologna e Firenze.
Ma perché si chiama “Via degli Dei”?
Questo nome, in origine, indicava proprio la strada provinciale 59, che dall’Appennino bolognese risale il crinale Setta-Savena e percorre una dorsale le cui vette portano nomi legati alle divinità pagane: Monte Adone, Monte Venere…
Il nome fu poi adottato dagli ideatori del cammino escursionistico: Domenico Manaresi e il gruppo CAI di Bologna.
Come spesso accade in montagna, è la pancia a muovere le gambe e a dare sprint alla mente. Tutti sappiamo come le gambe riacquistino vigore e la mente ritrovi lucidità alla vista di un rifugio… e con la promessa di un bel piatto di pasta 🙂
Manaresi e il CAI fondarono l’associazione “Dû Pas e ‘na Gran Magnè” (Due passi e una grande mangiata).
Il nome, già da solo, racconta tutto: l’idea era quella di godersi delle belle mangiate… lungo il cammino che collega Bologna a Firenze.
Scelsero il percorso più diretto tra le due città, ma per evitare strade statali e tratti esposti, introdussero deviazioni.
Il risultato? Un tragitto più lungo, ma infinitamente più ricco dal punto di vista paesaggistico ed escursionistico.
Inoltre, il cammino ripercorre l’antica strada romana che, attraversando l’Appennino, collegava Bologna ad Arezzo.
La riscoperta di questa importantissima via – in tempi in cui non esistevano trafori o direttissime – si deve a due appassionati di archeologia: Cesare Santi e Franco Agostini.
Ma torniamo all’inizio.
La città di Bononia (oggi Bologna) fu fondata nel 189 a.C. sui resti dell’antica città etrusca di Felsina.
Due anni dopo la sua fondazione, il console Caio Flaminio ricevette l’incarico di costruire una strada che da Arezzo conducesse alla nuova Bononia.
Per farlo, sfruttò il tracciato di un vecchio collegamento etrusco tra Felsina e Fiesole.
Nacque così la Via Flaminia Militare, dedicata al suo ideatore. Una strada che servì l’Impero Romano, attraversata da migliaia di uomini: gli stessi che soggiogarono e conquistarono gran parte del mondo allora conosciuto…
Su quella stessa strada, nata più di duemila anni fa, negli anni settanta, venne trovata una vecchia moneta romana (chissà chi la perse) proprio da Cesare Santi e Franco Agostini.
Da quel momento partirono gli scavi per la riscoperta della vecchia strada romana che valicava gli Appennini.
I tratti maggiormente conservati si trovano oggi presso il Passo della Futa
Quella strada, protetta da fitte foreste e secoli di sedimenti, è giunta fino a noi.
Camminare su quei basolati in pietra, immaginandone la storia, lascia senza parole. È un museo a cielo aperto: questo è il nostro Paese.
Chissà quanti tesori giacciono ancora nascosti, sepolti sotto metri di terra, nel cuore dei boschi.
Quanti ne verranno ancora alla luce, grazie all’audacia e alla passione di qualche esploratore moderno?
E quando vi chiederanno com’è nata la Via degli Dei, rispondete così: è nata grazie al buon cibo… e a una moneta.